martedì 1 gennaio 2008

Troppo tardi...

Oggi è giornata senza scopo. Trieste vista, Claudia incontrata, che rimane? Giro a zonzo per una città addormentata o assente. Mi sono messo in testa di fare spesa folle per andare in un ristorante serio a mangiare pesce. Avevo puntato già ieri un ristorante in particolare, anche se non ero proprio deciso. Ieri a pranzo mi dissero che era tutto pieno, ieri a cena peggio ancora, prenotati completamente dalle 8 in poi; oggi a pranzo arrivo tardi (tutto pieno, comunque stavano per chiudere) e chiedo di prenotare per la serata. Mi risponde che è dispiaciuto ma questa sera finalmente saranno chiusi, dopo tre settimane di apertura ininterrotta. Sarà dispiaciuto per me, forse, certo non per il meritato riposo. Poco dopo uscito, mentre ancora oscilla davanti ai miei occhi il fantasma degli spaghetti al nero di seppia serviti a chi era seduto e il loro profumo, alle mie spalle esce un cliente del ristorante, che grida al cellulare quanto avesse mangiato “da Dio” là dentro, che credeva avrebbe speso tanto e invece no, che era un ristorante consigliato dalla guida Michelin, e va avanti così per cinque minuti buoni. La carogna monta a livelli insopportabili e accelero il passo, resistendo a mala pena alla tentazione di girarmi e dirgli qualcosa, giusto per sfogare su una persona abbastanza innocente, solo un po' incontinente, la mia frustrazione.

Il percorso è deciso: mi dirigo per una lunga via anonima (metaforicamente, ché si chiama via Rossetti) fino alla via delle Sette Fontane, che chissà quanto saranno belle. Al suo inizio trovo ad accogliermi l'esoscheletro di cemento del centro fiere, che mi ricorda la natura del consumismo. Percorsa per intero la via, ho notato per terra, sopra un manto di petardi esplosi, numerosi (forse sette?) resti rosa di quelle specie di fuochi che producono solo scintille in tutte le direzioni, che se non erro sono chiamati appunto fontane. Non posso dire di essere soddisfatto: ancora una volta sono arrivato in ritardo.

Decido che una visita a Basovizza può essere interessante. Riesco a raggiungere l'autobus 39 dopo tre interviste ad altrettanti autisti, tutti molto preparati: in fondo, la città non è grandissima.
L'andata mi regala scorci di Trieste al tramonto, il ritorno scorci di Trieste illuminata. Nel mentre, raggiungo la foiba attraverso una strada senza marciapiede e non illuminata. Il vento e poche altre persone rumoreggiano piano. Non so cosa aspettarmi, spero in qualche spiegazione che forse è dentro un edificio già chiuso quando arrivo. La foiba stessa è probabilmente chiusa da un enorme blocco metallico, probabile speranza se non di chiudere il discorso per lo meno di impedire il ripetersi. Il battere di un moschettone metallico su un portabandiera scandisce il ritmo del ricordo.
L'empatia è ciò che distingue gli umani dagli androidi di un famoso romanzo di Dick. È la capacità di compartecipare ai sentimenti di un altro. Mi sono chiesto cosa possa trasformare un uomo a tal punto da interrompere questo processo, da trasformarlo in un “androide” che può ordinare o eseguire la condanna di un uomo ad essere gettato vivo in un buco, moltiplicata per centinaia di uomini. Un ideale astratto? L'abitudine? L'incoscienza? Ora spero di non scoprirlo mai. Ma, come chiede la strega Ravel, «Che cosa può cambiare la natura di un uomo?».

Verso le sei, di nuovo in città, è l'ora di frustrare il mio bisogno di assumere una cioccolata calda seduto a leggere oziosamente un giornale. La maggior parte dei caffé e bar, escluso quello in piazza dell'Unità, sono chiusi. Riesco ad entrare in un bar sovraffollato, a inerpicarmi su di uno sgabello al bancone e ad ordinare la mia cioccolata calda. Che però è finita. Potrei anche identificare tra gli astanti chi me l'ha rubata, ma non avrebbe scopo e quindi mi rassegno ad un té caldo mediocre (“Dulcinea”: croce sopra). Sono arrivato, guarda un po', troppo tardi.

Finirò in un ristorante con poca scelta e prezzi troppo alti per quello che offre, “la Piazzetta”, dopo averne trovati “pieni” un paio d'altri. La qualità di quel poco non lascia comunque a desiderare e il servizio è cortese.

Nessun commento: