martedì 5 agosto 2008

Taxi driver

La mattina mi è annunciata da un'antipatica sveglia e poi proclamata dalla prima vista sul parco. Morning glory!

Il panorama di Yellowstone dal patio dell'hotel

Il miglior modo di iniziare la giornata dopo due ore di autostrada al buio e sei scarse di sonno è ovviamente rituffarsi sull'autostrada, in senso inverso.

Il panorama è sorprendente ed estasiante, la luce rivoluziona il viaggio. Quello che era un bordo strada si rivela la riva di un fiume, il buio lascia il posto a colline e montagne e un autovelox mal nascosto pieno di lucette si rivela essere una cassetta per le lettere coperta di carta luccicante con stelline e colori patriottici.

Arrivo all'aeroporto quando già l'aereo da Denver è atterrato con il suo carico di amici. Persone cui voglio bene che da sette mesi non vedo: ci si dimentica in fretta delle 10 ore di sonno che abbiamo sulle spalle (non equamente divise tra tutti e quattro). E la loro emozione deve essere stata pure maggiore, visto che per la prima volta nella nostra vita sarei stato io a portare in giro loro e non viceversa.

Un locale via di mezzo tra un saloon ed un bar ci ha nutrito per il pranzo. Lì un indigeno ha attaccato bottone con noi che per la prima volta abbiamo assaggiato l'accento locale (non che ne avessimo bisogno: riusciamo a non capirli anche senza accenti) e ci ha mostrato uno dei coltelli che costruisce. Questo dopo che avevamo trovato pallottole calibro almeno mezzo centimetro nel parcheggio. Tempo per un hamburger alla meridionale!

Nonostante siano stanchi, non faccio fatica a convincerli ad abbandonare il letto per avventurarci nel parco, anche solo con qualcosa di vicino. Così visitiamo le hot springs e il primo dei negozi di ricordini e paccottiglia varia. La loro intenzione è chiara: sono negli Stati Uniti, ma vogliono vivere l'America.

Ciò che delle sorgenti calde colpisce per primo è l'odore sulfureo (altrimenti detto “puzza di uova marce”). Perdiamo un po' di tempo a discutere su come le rocce si siano conformate a terrazza, senza venirne a capo, poi proviamo a capire cosa ci fa un albero (seppure morto) in mezzo ad una di esse, con miglior successo (si è deciso che l'albero era nato prima che l'acqua portasse il calcare che forma la roccia della terrazza).

Mammoth Hot Springs: terrazze calcaree percorse dall'acqua di sorgente.

Si osservano gli uccelli che si abbeverano all'acqua calda e i colori delle rocce.

E poi, troppo stanchi e troppo americani, facciamo il giro che rimane da fare con l'automobile; il percorso sarebbe anche piacevole a piedi, ma questi ultimi non collaborano.

La sera, cena al ristorante e poi ci si trascina a letto. Domani sveglia alle... be', poco prima che smettano di servire la colazione. Dopo tutto, è sempre stata la nostra regola.

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